Sid the Seed: per fare inglese basta un seme!
La storia di Sid the Seed fa sempre centro nei bambini perché mette in scena le loro paure e reticenze. L’impianto narrativo è semplice, alunni della materna e primaria , dopo sei mesi circa di inglese, riescono a seguire quasi del tutto autonomamente, e ciò consente di rafforzare il rapporto con l’insegnante, qui vero e proprio dialogo corale, di cui con storie come quella di Sid si gettano, per l’appunto, i primi semi: quelli che un giorno si muteranno in vere e proprie conversazioni in lingua.
Malgrado la semplicità, il filo narrativo non manca di uno snodo centrale, dove il protagonista giunge ad una crisi; e di un epilogo, ovviamente happy. Sid è un piccolo tiny seed, un semino che ha due grandi amici: Pip the spider e Kim the caterpillar. Con loro vive felice e beato nella sua tana. Ma i due amici un bel giorno a turno lo lasciano, desiderosi di vedere il mondo, che è BIG and NEW. Ecco che salta fuori il carattere di Sid: timido, timoroso, e infine un po’ triste quando resta solo sottoterra.
A questo punto della programmazione i kids sono già in grado di descrivere le proprie emozioni : happy, sad, scared; e sensazioni : I’m hungry, hot, tired…

Roberta’s Cress heads ;-))
La storia si presta a tutta una serie di sviluppi e offre all’insegnante un ventaglio molto ampio, che va dal compito autentico, al laboratorio creativo o di cucina, giungendo al consolidamento di abilità fonetiche (grazie alla sua narrazione in rima), e fungendo da eccellente metafora sull’importanza e sul fascino che l’inglese L2 acquista fin dai primi semini gettati, fino a divenire un vero e proprio strumento di comunicazione, di scoperta e socializzazione: passaporto per una lettura consapevole e approfondita del mondo.
* Credit Pictures : ChiTeaDust; Sid The Seed, by D. Pagan
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