Perdere il filo fa bene
Lo spettacolo di Angela Finocchiaro ieri sera al Metropolitan di Piombino è stato illuminante. Certo, anche divertente, accattivante, decisamente di qualità, oltre a una botta di vita alla mia routine serale post-lavorativa, grazie agli splendidi ballerini (creature del labirinto). Tutto questo è stato.
In aggiunta però mi ha stimolato una riflessione. Sul mondo dell’istruzione. Sul mondo in generale e sugli stili di apprendimento. Su chi insiste sempre sulla solita strada obsoleta, in nome di un passato che non c’è più , che non funziona, se i suoi strumenti sono applicati al presente: può solo funzionare la tradizione: nostro fuel, nostra linfa che ci ricorda chi siamo e da dove proveniamo. Che rafforza le nostre identità, il nostro modo di relazionarci. Che ci aiuta a ritrovare il filo ( di noi stessi) quando lo abbiamo smarrito.
In questa grande, genialissima performance “Angela Finocchiaro si mette alla prova in modo sorprendente sperimentado linguaggi espressivi mai affrontati prima, per raccontarci con la sua stralunata comicità e ironia un’avventura straordinaria, emozionante e divertente al tempo stesso: quella di un’eroina pasticciona e anticonvenzionale che parte per un viaggio, si perde, tentenna ma poi combatte fino all’ultimo il suo spaventoso Minotauro”.
Angela ci insegna che perdere la rotta, mettere in discussione noi stessi è necessario, per accettare le nostre debolezze e cambiare. Per più di due ore, col suo one-woman-show questa brillantissima attrice è riuscita a tenere il pubblico con gli occhi spalancati e attenti parlando di temi importanti e profondi, di capitoli della nostra storia, senza mai un granello di banalità, senza scadere nella pesantezza o nella buffonaggine gratuita (oggi dilagante) , ma soprattutto facendo r i d e r e.
E facendo perdere a molti di il filo delle labirintiche miserie che attanagliano le nostre quotidiane esistenze.

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